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martedì 9 aprile 2024

Linguine cremose al limone



Cena pronta in un baleno, che piacerà a tutti!
Se siete curiosi, la ricetta oggi su Starbooks.

martedì 26 marzo 2024

Pollo alla soya e arachidi

 

Premessa: il cibo troppo piccante non riesco a mangiarlo. Il giusto, ok.
Ma quando diventa una punizione, con la bocca in fiamme, la perdita del gusto e talvolta dell'olfatto e l'impossibilità di capire cosa si stia mangiando, anche no.
E mi stupisce sempre chi, invece, riesce a mangiare i peperoncini interi come io assaporo, che so, una fragola.
Ho un amico, a Roma, che è esattamente così.
Una specie di caso da Guinness World of Records, che mettiamo spesso alla prova e non ci ha mai deluso.
Qualunque ristorante, qualunque piatto, qualunque tipo di peperoncino.
Lui lo metterà in bocca, non farà una piega, e se possibile ne chiederà dell'altro.
Così per anni.
Ma come si dice tutto ha una fine.
La mia pizzeria preferita a Roma.
Un menù che prevede una pizza con un nome che è tutto un programma.
Datte foco.
Il mio amico sorride compiaciuto.
Anni di imbattibilità, cosa vuoi che sia.
Assaggia.
Strabuzza gli occhi.
Inghiottisce.
Respira ancora, per fortuna.
Un attimo di silenzio ed esclama al cameriere di passaggio: questa dovrebbe essere illegale!
Insomma, caduta l'imbattibilità.
Nella ricetta qui sotto vedrete che i peperoncini da usare sono a piacere, da uno a ...dodici.
Indovinate voi quanto ne ho usati io, e voi potete fare come meglio preferite.
Tanto, dice l'autrice, parte del piccante viene poi stemperato dal riso di accompagnamento ;)
 

 

KUNG PAO CHICKEN
da One Pot Feeds All di Darina Allen
per 4 porzioni

1 cucchiaio di amido di mais
4 cucchiai di salsa di soya light
450g di pollo, petto o cosce, tagliato in cubetti da 2.5 cm
3 cucchiai di vino di riso Shaoxing
2 cucchiai di zucchero semolato
3 cucchiai di brodo di pollo fatto in casa
4 cucchiai di aceto di riso
1 cucchiaio di olio di sesamo
2 cucchiai di salsa di soya dark
3 cucchiai di olio di semi di girasole
da 4 a 12 peperonicini rossi piccanti, tagliati a metà e privati dei semi
5 cipollotti ( sia la parte verde che la bianca) tagliati in diagonale
un grosso spicchio d'aglio affettato
un cm di zenzero fresco, grattugiato
75 g di arachidi
foglie di coriandolo
riso basmati, per accompagnare

Mescolare l'amido di mais con un cucchiaio della salsa di soya light in una ciotola media ed unirvi i cubetti di pollo, girandoli bene in modo che ne vengano ricoperti. Lasciare marinare per circa 30 minuti.

Nel frattempo mescolare in una ciotola la rimanente salsa di soya light, il vino di riso, lo zucchero, il brodo di pollo, l'aceto, l'olio di sesamo e la salsa di soya dark. Lasciare da parte.

Scaldare l'olio di semi di girasole in una larga padella o un wok su fuoco alto. Aggiungere il peperoncino, metà dei cipollotti, l'aglio, lo zenzero ed il pollo marinato. Cuocere per 3-5 minuti o comunque finchè il pollo sarà ben dorato. Aggiungere quindi il mix di liquidi e cuocere per altri 2-3 minuti, finchè la salsa sarà ispessita. Aggiungere quindi le arachidi.
Aggiungere i cipollotti rimasti, abbondate coriandolo e servire subito con del riso basmati, se lo si gradisce.

NOTE

- fatelo subito! E' buonissimo, gli ingredienti non sono strani e a parte la marinatura del pollo (che comunque potete fare anche più lunga, se dovesse servire, ma non più breve) avete la cena pronta in un quarto d'ora compreso il tempo di tagliare e grattugiare le verdure. Inutile dire che in casa mia il corialndolo non mette piede ed è stato sostituito dal prezzemolo.

- non ho usato il petto ma le cosce disossate ma sono certa che anche con il petto verrebbe benissimo e mi riservo di provare dato che è stato implorato, anche questo, di rifarlo :)

- un piatto comunissimo da take-away cinese, almeno all'estero, la cui particolarità è appunto la piccantezza. Come spiegato nell'introduzione ho usato un solo peperoncino anche se abbastanza grande, poi ognuno faccia a piacere.

- qui veramente siamo all'apoteosi del one-pot: si sporca una sola pentola e pochi accessori, per non parlare della velocità di realizzazione e della estrema bontà del risultato finale.

lunedì 18 marzo 2024

Créme brûlèe al caffè


Mille volte vi ho già tediato con la storia che no, il caffè non lo bevo perchè non mi piace ma per assurdo vado pazza per i dolci che lo contemplino tra gli ingredienti.
Quindi leggere questa ricetta e sentire irresistibile l'impulso a realizzarla è stato un tutt'uno, complice il fatto che la lista ingredienti è semplicissima e fatta di roba che al novanta per cento abbiamo già in casa.
Che poi, se vogliamo, è una crème brulée al caffè...ma senza caffè appena fatto!
Utilizza infatti per aromatizzare un prodotto inglese iconico, che avevo comprato mesi fa avendolo visto in quella caverna di Ali Baba piena di meraviglie che è il favoloso supermercato in cui mi rifornisco.
La mitica Camp Essence, ovvero uno sciroppo concentrato al caffè nato alla fine dell'ottocento e creato, così dicevano le pubblicità dell'epoca, per permettere ai soldati di bere un caffè istantaneo anche al fronte dato che basta diluirlo con acqua.
Oggigiorno l'ho visto usato soprattutto in ricette dolci e come aroma, mai come bevanda.
Come detto da me si trova facilmente, in Italia ho appena visto che è disponibile su Amazon.
Come è andato quindi alla prova assaggio?

 

COFFEE CRÈME BRÛLEE
da One Pot Feeds All di Darina Allen
per 4 porzioni

4 tuorli grandi o 5 piccoli bio
40 g di zucchero semolato
1 e 1/2 cucchiai di essenza concentrata al caffè Camp
200 ml di latte intero
200 ml di panna fresca
8 cucchiaini di zucchero demerara

Sbattere i tuorli  con lo zucchero semolato finchè ben amalgamati, quindi unire l'essenza di caffè, il latte e la panna e mescolare ancora. Coprire e far raffreddare in frigo.
Preriscaldare il forno a 150.
Versare il composto passandolo attraverso un colino direttamente in una teglia rotonda che possa essere portata in tavola da circa 19cm di diametro ed almeno 4.5cm di altezza.
Mettere la teglia all'interno di una più grande e versarvi tanta acqua bollente che arrivi circa a metà della teglia con il composto.
Cuocere in forno per 45-50 minuti o comunque finchè si sarà rassodato ma sarà ancora morbido al centro.
Fuori dal forno spolverizzare con lo zucchero demerara sparso in uno strato sottile e caramellarlo con una torcia da pasticceria.
Servire freddo di frigo con biscotteria secca e savoiardi.

NOTE

- preparazione semplicissima in cui in pratica si tratta solo di mescolare tutti gli ingredienti insieme e cuocere il tutto! Anche il tempo di cottura si è dimostrato corretto, anzi credo di aver tirato fuori il dolce allo scadere di 40 minuti.

- mi ha incuriosito il fatto che mentre di solito questo dolce viene caramellato in superficie dopo il passaggio in frigo, poco prima di essere servito, qui invece l'operazione viene fatta subito dopo la cottura ed il tutto viene poi messo in frigo. L'operazione ha funzionato, in effetti semplificando il tutto perchè ci si ritrova con il dolce bell'e pronto da servire.

- pur non richiedendo chissà quali tecniche o attenzioni viene una crema morbida, vellutata, dolce al punto giusto. Tenete presente che l'essenza Camp è uno sciroppo zuccherato anche se non dolcissimo.

- di solito amo preparare questo tipo di dolce in coppette monoporzione, trovo che si serva e presenti meglio. Per amore di Starbooks ho ovviamente seguito l'indicazione di cuocerlo in uno stampo unico e devo dire che si è porzionato poi molto bene, senza diventare il pasticcio che paventavo.

martedì 12 marzo 2024

Stufato di peperoni e pomodori con merluzzo


Cosa consiglia lo chef?
Questa la frase che immancabilmente l'augusto consorte pronuncia prima di cena, ogni santo giorno.
Chissà se sia combattuto ancora tra curiosità e timore, anche se dopo ormai quelli che che sono un discreto numero di anni di vita con la sottoscritta avrà fatto il callo a sorprese e qualche (solo qualche) stranezza.
La risposta "uno stufato" non deve essere suonata particolarmente accattivante, dato che non sono seguite richieste ulteriori di chiarimenti: eh si, perchè in effetti è proprio la parola "stufato" ad avere una connotazione non proprio esaltante!
Suona meglio sicuramente in inglese.
Ma in effetti qui di strano non c'è nulla.
A meno che non si voglia considerare sorprendente il fatto che il risultato finale sia molto, molto più buono di quello che ci si aspetta.
Peperoni, pomodori e cipolle si addolciscono, le spezie profumano, le erbe colorano e condiscono.
In più si fa in fretta, e si sporca poco e niente.
Comodissimo da preparare in anticipo, ma ovviamente in caso lasciando il pesce da parte per aggiungerlo e cuocerlo all'ultimo.
Provate, perchè anche vostro marito probabilmente dirà, come il mio...ma non è che ora non lo rifai più? :)

 

 

SPANISH RED PEPPER STEW WITH HADDOCK
da One Pot Feeds All di Darina Allen
per 4 porzioni

2 cucchiai di olio extravergine più dell'altro per servire
1 spicchio di aglio schiacciato
225g di cipolla affettata
40 ml di sherry dry
4 peperoni rossi
un peperoncino rosso o verde, affettato
6 pomodori grandi, ben maturi
un pizzico di stimmi di zafferano
qualche foglia di basilico
4 filetti di eglefino o merluzzo
1 o 2 cucchiani di paprika affumicata
sale, pepe, zucchero
prezzemolo per servire

Scaldare l'olio in una casseruola abbastanza larga su fuoco basso quindi unire l'aglio cuocendolo per pochi secondi. Unire la cipolla, mescolare e farla ammorbidire per 5/6 minuti.
Aggiungere lo sherry, portare a bollore e cuocere per altri 5/6 minuti.

Tagliare i peperoni a metà, quindi in quarti. Eliminare i semi e tagliarli a pezzetti da circa 2.5cm. Aggiungerli agli ingredienti nella casseruola insieme al peperoncino, mescolare e coprire con un coperchio.
Far cuocere per 5/6 minuti mentre si preparano i pomodori.

Immergere i pomodori per circa 10 secondi in una pentola di acqua bollente, quindi eliminare l'acqua e spellarli. Affettarli ed aggiungerli alla casseruola insieme allo zafferano. Condire con sale, pepe e zucchero quindi unire anche il basilico. Cuocere, coperto, per 20 minuti o finchè le verdure saranno morbide.

Condire i filetti di pesce con sale, pepe e un po' di paprika. Adagiarli sulle verdure che cuociono, coprire con un coperchio e far cuocere 4/5 minuti, finchè cambieranno colore. Aggiungere un altro po' di paprika a fine cottura.

Servire subito, spolverando con prezzemolo e finendo con un giro d'olio, accompagnando con pane da lievito madre.

NOTE

- allora, poco da dire perchè il piatto è semplicissimo nella realizzazione. Unica discrepanza i tempi di cottura: dopo 20 minuti i miei peperoni erano duri come le pietre e ho dovuto cuocerli per quasi il doppio del tempo indicato. Ma succede sempre con quelli che compro qui da me, che sono particolarmente coriacei.

- il "one pot" qui in realtà è "two pots" visto che comunque c'è il passaggio della spellatura dei pomodori che viene fatto fare a parte. Probabilmente si sarebbe potuto usare dei pomodori pelati ma quelli freschi sono certamente più buoni!

- il piatto è molto, molto buono. Saporitissimo, non banale, un pasto completo se apppunto accompagnato poi ad un carboidrato come il pane suggerito oppure, suggerisce l'autrice, possono essere uniti 225g di patate cotte tagliate a cubetti.

- qualunque filetto di pesce in realtà funziona. Il mio era merluzzo ma appunto andrà benissimo l'eglefino o la rana pescatrice.

martedì 27 febbraio 2024

Calas (frittelle di riso)

 

Friggere non è mai tabù in casa arabafelice, purchè come dico sempre ne valga la pena.
Queste frittelle non solo, già ve lo dico, sono deliziose ma anche velocissime da realizzare se si ha l'accortezza di avere del riso pronto, anche leggermente passato di cottura.
Tipiche della città di New Orleans, dove furono introdotte dagli schiavi arrivati dall'Africa,
venivano vendute per strada specialmente dalle donne, e con i guadagni ottenuti alcune di loro poterono comprarsi la libertà.
Oggi ovviamente sono vendute nei bar e nelle caffetterie ma conservano il nome originale , che sembra provenire dalla parola africana che indica una piccola torta fritta.
L'autore riporta la ricetta originale ma si prende la libertà dell'aggiunta del Creole seasoning, proprio per sottolineare il legame con la sempre dinamica New Orleans.

 

CALAS
per circa 18-24 pezzi, a seconda delle dimensioni
da The Simple Art of Rice, di J.J.Johnson


6 cucchiai di farina
50g di zucchero semolato
2 cucchiaini di lievito per dolci
1 cucchiaino di Creole seasoning (condimento alla creola, vedere la nota)
1/2 cucchiaino di cannella in polvere
1/2 cucchiaino di noce moscata grattugiata
2 tazze di riso a chicco lungo già cotto a temperatura ambiente (circa 560g )
2 uova grandi
1/2 cucchiaino di estratto di vaniglia
olio per friggere
zucchero a velo, per la finitura

Mescolare farina, zucchero, lievito, condimento Creolo, cannella e noce moscata in una ciotola. Aggiungere il riso usando un cucchiaio, o le mani, per separare eventuali grumi. Mescolare bene in modo che il riso sia per coperto dalle polveri.
Battere le uova con la vaniglia ed unire il composto a quello del riso.
Mescolare molto bene fino ad ottenere un  composto abbastanza umido.
Foderare una teglia con carta da cucina.
Versare l'olio in modo che sia 4-5 cm in una padella alta e farlo riscaldare (fino a 175 gradi se si usa un termometro da cucina).
Usare due cucchiai per prelevare delle piccole porzioni di composto, compattarle bene e quindi friggerle per 4-5 minuti o comunque finchè ben dorate.
Farle scolare sulla carta da cucina quindi servirle dopo averle spolverizzate con zucchero a velo.

NOTE

- sono fritte, zuccherate, croccanti fuori, morbide dentro, con un profumo ed un aroma regalato da cannella, noce moscata e soprattutto il "Creole seasoning". Ora, sono fortunata a vivere dove i supermercati non sono solo enormi ma vendono prodotti che si indirizzano alle molteplici nazionalità che convivono da queste parti. Quindi non ho avuto difficoltà a trovarlo ma in Italia forse è più difficile. Si tratta di un mix di spezie fatto con paprika, timo, origano, cipolle ed aglio in polvere, pepe di Cayenne...piccante ma non troppo, a differenza del Cajun seasoning, anch'esso molto usato nella cucina di New Orleans, che ha invece la particolarità di essere più pungente. Si trovano comunque delle ricette per realizzarli in casa.

- il riso che ho usato è un Basmati, ovvero quello che si usa di più in casa specialmente per i "meal prep" settimanali. Non l'ho cotto di più di quanto richiesto e le frittelle sono venute benissimo lo stesso. Fate attenzione a compattare bene quando le formate con i due cucchiai, in modo che non risultino sgranate dopo la cottura.

- inizialmente credevo che le uova fossero poche per la quantità di riso ma mi sono dovuta ricredere. Devono essere grandi come indicato, e con pazienza vanno amalgamate al resto. Il breve riposo del composto mentre l'olio si scaldava ha fatto il resto, intridendo bene il tutto.

- a me ne sono venute molte di più di quanto indicato ma ovviamente dipende dalla dimensione. Le mi erano piuttosto piccole.



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